Recensione

Il tempo perduto di Giulia Letizia, recensione

Recensione a cura di Claudia Manco

Titolo: Il Tempo Perduto, Le Cronache della Congrega (primo libro)
Autrice: Giulia Letizia
Data di pubblicazione: settembre 2018
Genere:
Urban Fantasy
Editore: self-published
Collana: Le Cronache della Congrega (trilogia)
Pagine: 446
Prezzo: 0,99€ Kindle / 10,40€ copertina flessibile

Trama

È dal 1661 che cinque ragazzi sono legati indissolubilmente tra loro dal fatto di essere una Congrega di Streghe, una vita che altre persone hanno scelto per loro, costringendoli a un’esistenza immutabile ed eterna. È dal 1799 che, questi, vivono la loro immortalità con il peso di una condanna che per diciotto anni li fa dimenticare della loro vera identità ogni volta che vanno incontro alla morte momentanea. Un lungo tempo di oblio e poi, improvvisamente, la verità ritorna nelle loro menti, ogni volta più insopportabile e pesante. È ormai da due secoli che sono in balìa di una maledizione di cui non sembra esistere soluzione, almeno fino a quando, nel 1982, Alais contatta i suoi quattro compagni affermando di aver trovato il modo per spezzarla e chiede loro di raggiungerla a Los Angeles. Ma i ragazzi non fanno in tempo ad arrivarci, perché qualcosa accade a uno di loro e quando si risvegliano dal nuovo ciclo di oblio si rendono conto di essere ormai negli anni 2000. Si affrettano a tornare a casa, ma Alais non è lì. La aspettano, ma Alais non arriva. La cercano per mesi, ansiosi di spezzare finalmente la maledizione, desiderosi di riprendere il controllo delle proprie vite per non essere più nelle grinfie del Principe dell’Inferno che le ha sconvolte. Ma quando finalmente riescono a rintracciarla, si rendono conto che Alais non può aiutarli, perché non è più colei che un tempo conoscevano…

Recensione

Avete presente quando, di ritorno dalle vacanze estive, cercate qualcosa che possa riaccendere in voi l’entusiasmo, la curiosità, che possa scacciare quel fastidioso senso di malinconia che porta il rientrare nella propria routine? Ecco, era esattamente ciò che cercavo in un libro, prima di imbattermi in questo. Se, come me, siete alla ricerca di una lettura che vi coinvolga e vi faccia rimandare ogni impegno pur di poterla continuare, l’avete trovata.

Ho finito “Il Tempo Perduto” in un giorno e una notte. Ho smesso persino di studiare, per andare avanti pagina dopo pagina. E ora ve ne parlerò meglio.

Il libro si apre con un lungo flashback che riporta il lettore indietro nel 1661, per spiegare in brevi spezzoni gli avvenimenti che precedono la trama vera e propria, ambientata negli anni 2000. Già con questo prologo, io mi sono commossa. Ebbene sì, mi succede raramente, soprattutto all’inizio di un romanzo, quando ancora non conosco e non mi sono affezionata ai personaggi. Ma è capitato, e questo mi ha fatto capire che quel libro mi avrebbe dato grandi soddisfazioni.

Le emozioni che emergono dalle pagine sono vivide e realistiche, supportate dallo stile dettagliato dell’autrice che, con le sue descrizioni e profonde introspezioni nell’animo dei personaggi coinvolge moltissimo il lettore nella vicenda. Nel frattempo, il Paranormal che si delinea all’orizzonte è intrigante e mi ha spinta a cominciare subito i capitoli veri e propri.

Come vi dicevo, la storia si sposta nel 2014 e questo salto temporale rende la trama ancor più interessante. Cosa sarà successo in oltre quattro secoli?, si chiede il lettore. Ecco, vi verrà svelato pian piano da alcuni flashback nel corso del libro. Questo stratagemma ha contribuito a rendere la trama completa e stuzzicante, nonché ad avvicinare il lettore all’animo dei personaggi.

È strano ritrovare i cinque giovani che abbiamo incontrato nel 1600 nella nostra epoca, a barcamenarsi tra la realtà caotica dei nostri giorni.

Proprio per questa ragione trovo la narrazione in terza persona (che già prediligo) profondamente azzeccata per questo libro. Fornisce uno scorcio sui pensieri e gli avvenimenti di tutti e cinque i personaggi, i capitoli si alternano concentrandosi su una figura alla volta, fino a caratterizzarli tutti e cinque in modo straordinario. Non sono personaggi piatti né statici, sono cambiati nel corso dei secoli e ognuno mostra la propria, unica personalità. Li ho amati tutti e cinque (Elin, Thea, Aron, Francis e Alais). 

Se dovessi sceglierne uno, avrei davvero difficoltà. Francis è Francis, malizioso e provocatorio, non si può non amarlo. Elin, con la sua pacatezza e razionalità, è come se faccia “da paciere” tra i cinque. Thea è un uragano, ha un carattere impulsivo e testardo, ed entra subito in sintonia col lettore. Aron è un ragazzo dolce, riflessivo, simpatico e leale. Vi affezionerete di certo a lui, così come ad Alais, donna forte, coraggiosa e determinata.

I cinque fanno parte di una Congrega di streghe e il rapporto magico e indissolubile che li unisce è ben sottolineato dall’autrice. Per questo salta subito all’occhio l’assenza di Alais, che misteriosamente non ha raggiunto la squadra dopo il loro risveglio a causa di una maledizione. 

Questo fatto cattura il lettore, che si chiede cosa sia successo e perché lei si sia distaccata dal gruppo, perché non sembri più la “vecchia” Alais.

“Come si può vivere senza qualcosa che ti definisce?”, afferma l’autrice a un certo punto; come può vivere Alais senza la sua Congrega? Senza la sua magia?

È quello che i quattro compagni rimasti cercheranno di scoprire.

Il funzionamento del sortilegio che grava sulla loro Congrega verrà spiegato meglio nel secondo capitolo, attraverso una lunga digressione che ho trovato un po’ tediosa. Una delle poche “pecche” che riesco a trovare in questo libro, davvero. Penso infatti sarebbe stato meglio centellinare le informazioni tra le pagine e non tutte in una volta, per permettere al lettore di assimilarle meglio.

Un’altra cosa che ho notato, è che in uno stesso capitolo spesso accadono molti avvenimenti importanti e intensi. A mio avviso, dividerli in più capitoli avrebbe dato il giusto rilievo a ogni colpo di scena.

I temi trattati sono l’amicizia, la lealtà, l’amore in tutte le sue forme (persino quello omosessuale, dettaglio che mi ha fatto rispettare l’autrice ancora di più); conditi con un po’ di sano pericolo e stimolante paura; in un’atmosfera fondata sull’azione e il sovrannaturale. Un connubio perfetto.

“Il Tempo Perduto” mi ha ricordato un po’ i pilastri fantasy della mia biblioteca, sto parlando di Cassandra Clare (pensiamo a Magnus e Alec) e di J.Armentrout; se l’autrice ha letto questi libri, di certo ne ha colto l’essenza e ha saputo reinventarla al meglio per dare vita a un fantasy innovativo dal sapore tutto italiano, pur essendo un’autrice emergente.

Personalmente, sono una grande appassionata di fantasy ma ho trovato in giro e letto pochi libri incentrati sulle streghe, soprattutto ambientati nel mondo moderno. 

Per questo “Il Tempo Perduto” è stato per me una scoperta straordinaria.

Ho adorato l’epilogo e il colpo di scena inaspettato. 

I ringraziamenti, poi, sono stati la ciliegina sulla torta per questo libro. ringraziamenti?, direte voi. Ma come, quelli non si saltano? No, non saltateli. Sono davvero spassosi.

Sono fiera di dire che tutta la trilogia di “Le Cronache della Congrega” è già nella mia libreria, in cartaceo, acquistato da me perché ho amato il primo libro, e ancor di più gli altri due, di cui spero di potervi parlare presto.

Per questa ragione ve ne consiglio vivamente la lettura!

Vi lascio con una citazione riguardo Francis, che sotto sotto (non ditelo agli altri!) è il mio preferito: “In molti, nel corso dei secoli, gli avevano detto che le sue iridi cambiavano colore a seconda del suo umore; quando era felice e spensierato quelle erano di un azzurro cielo soleggiato, quando era triste e cupo si tingevano di blu notte, quando era arrabbiato diventavano come il blu di una tempesta estiva. Era da tanto, pensò, che non le vedeva azzurro cielo.”

Valutazione

4,5/5⭐️